Remo Girone, addio a un gigante del teatro, del cinema e della televisione

È morto all'età di 76 anni Remo Girone, interprete dallo sguardo profondo e dall'intensità rare nelle sue interpretazioni, soprattutto in Piazza, schermo e palco. Con la sua scomparsa, il panorama artistico italiano perde una figura centrale, capace di attraversare decenni e generi con una coerenza e una passione non comuni.
Girone è noto soprattutto per il ruolo di Tano Cariddi nella serie La Piovra, che lo rese famoso anche al grande pubblico, ma il suo percorso artistico è molto più ricco e articolato.
Nato ad Asmara in Eritrea nel dicembre 1948, Girone trascorse l'infanzia lontano dall'Italia, nel contesto delle comunità italiane in Africa. Solo in seguito si trasferì a Roma e completò la formazione all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio d'Amico".
Il suo debutto e i primi lavori furono nel teatro classico, grazie a collaborazioni con grandi nomi come Luca Ronconi, Orazio Costa e Peter Stein.
Quella vocazione teatrale rimase sempre alla base della sua attività, anche quando sbarcò nel cinema e nella televisione.
La svolta popolare arriva con La Piovra: Girone interpreta Gaetano "Tano" Cariddi, un uomo che opera all'incrocio fra mafia, finanza e potere istituzionale, incarnando uno dei "cattivi" più memorabili della fiction italiana.
Il personaggio, dalle molte sfumature, contribuì a mutare l'immaginario collettivo su mafia e corruzione in Italia.
Girone non ha mai nascosto la sua battaglia personale contro la depressione, nata anche da momenti di forte disagio professionale. In un'intervista ha raccontato come un "no" da Luca Ronconi a un ruolo da protagonista lo abbia fatto sprofondare: «Pensai di avere sbagliato tutto… mi presero anni per rialzarmi».
Durante le riprese de La Piovra, affrontò anche un tumore alla vescica, che rischiò di compromettere la sua carriera televisiva. In quel periodo, la moglie Victoria Zinny fu decisiva nell'aiutarlo a restare sul set proponendo modifiche che gli permisero di curarsi e poi tornare al suo personaggio.
Dopo la guarigione, Girone dichiarò di vivere la vita con più intensità, consapevole della fragilità dell'esistenza.
Alla notizia della sua morte, molti hanno ricordato non solo l'attore, ma l'uomo: serio, appassionato, generoso. I giornali sottolineano come Girone fosse molto rispettato tra i professionisti e amato dal pubblico, un ponte tra cultura alta e successo televisivo.
La sua interpretazione di Cariddi rese esplicito un tema che l'Italia ancora vive: l'interconnessione tra criminalità e finanza, tra illegalità e potere formale. E questo fa sì che il suo ruolo resti attuale, oltre che simbolico.
Molti critici ricordano che, nonostante il forte legame del pubblico con Cariddi, Girone non fu mai "schiavo" del successo televisivo: continuò a recitare in teatro, a sperimentare film d'autore, a misurarsi con ruoli internazionali.
Un aspetto meno noto ma importante: il contributo di Girone anche al doppiaggio e alla promozione della cultura italiana nel mondo, specie grazie alla sua presenza in produzioni straniere.
Remo Girone non è stato solo una "faccia celebre" della televisione; è stato un interprete che ha saputo dare profondità anche ai ruoli più popolari. La sua carriera è una testimonianza che il successo non deve essere sinonimo di superficialità, e che il teatro, il cinema e la tv possono dialogare tra loro in modo elevato.
Con la sua voce, la sua presenza, il suo coraggio personale, ha lasciato un'eredità significativa: quella di un artista autentico, capace di attraversare il successo e la sofferenza mantenendo integrità e passione.
Il ricordo di Remo Girone resterà vivo non solo nella memoria di chi lo ha visto, ma nei percorsi culturali che ha contribuito a costruire.
Walter Correnti

