Intervista a Loris Danesi

Intervista esclusiva a Loris Danesitra i Protagonisti del docufilm "L'abito e l'anima – Il filo invisibile" di Walter Garibaldi, in uscita a primavera su Prime Video.
Un viaggio nel mondo della moda che va oltre l'eleganza degli abiti per raccontare la forza creativa e l'anima di un artista capace di trasformare la materia in emozione.
Ci racconta il momento in cui ha capito che la moda sarebbe stata la sua strada ?
"Da bambino ho capito di avere una sensibilità particolare verso i dettagli: i colori, le stoffe, le forme. Mi affascinava come un abito potesse trasformare non solo l'aspetto, ma anche l'energia di una persona. Con il tempo questa curiosità è diventata un bisogno di esprimermi, di raccontare attraverso ciò che creavo. Così ho compreso che la moda non era solo una passione, ma la mia strada: un modo per unire arte, emozioni e vita quotidiana, sempre con semplicità e autenticità."
Qual è stato il passaggio più importante della sua formazione (Le Grand Chic, Burgo, corsi di make-up e colore) ?
"In realtà non c'è un passaggio che considero più importante degli altri. Ogni percorso – dal Le Grand Chic al Burgo, fino ai corsi di make-up e colore – mi ha dato strumenti e prospettive diverse. Tutto è stato utile e ha arricchito la mia visione. Sono una persona curiosa, e questa curiosità mi spinge a studiare continuamente, anche in campi che non c'entrano direttamente con la mia figura professionale, ma che mi aiutano a guardare l'immagine in modo più ampio, a 360 gradi. Per me ogni nuova conoscenza è come un colore in più sulla tavolozza: magari non lo userò subito, ma so che prima o poi contribuirà a dare profondità e vita alle mie creazioni."
C'è un maestro o un incontro che considera decisivo per la sua carriera ?
"Non ho avuto un maestro in particolare o un incontro che ha cambiato la mia carriera. Il mio vero maestro è stata la vita, con le sue prove e le sue sfide quotidiane. Ho imparato osservando, sperimentando, sbagliando e ricominciando. Ogni esperienza, anche fuori dalla moda, è stata un tassello che mi ha formato. Credo che a volte non serva una guida esterna: serve ascoltare se stessi e avere il coraggio di seguire la propria sensibilità. È questo che mi ha reso ciò che sono oggi, ed è ciò che continuo a coltivare ogni giorno."
Cosa significa per lei "abito e anima": come un vestito può rispecchiare l'essenza di chi lo indossa ?
"Per me 'abito e anima' sono due dimensioni che si incontrano. Un vestito non è mai solo tessuto o forma: è un'estensione di chi lo indossa, un riflesso della sua energia interiore. Quando una persona trova l'abito giusto, non sta solo scegliendo uno stile, ma sta riconoscendo una parte di sé. Un vestito può proteggere, raccontare, svelare o persino guarire, perché veste l'anima prima ancora del corpo. Il mio lavoro è cercare di creare quel ponte tra l'interno e l'esterno, affinché l'abito diventi un linguaggio autentico dell'essenza di chi lo porta."
Il "filo invisibile" del titolo: che cosa rappresenta nella sua esperienza di stilista ?
"Per me il 'filo invisibile' rappresenta quel legame sottile e misterioso che unisce il creatore, l'abito e la persona che lo indossa. È come il tratto nascosto che rende un quadro o una scultura un'opera d'arte: non si vede, ma dà vita e significato a tutto il resto. Ogni volta che creo, intreccio questo filo con la mia storia e con quella di chi incontrerà il mio lavoro. È ciò che trasforma un vestito in qualcosa di più di un semplice abito: un ponte tra estetica ed emozione, tra corpo e anima, tra vita e arte."
Come nascono le sue collezioni: parte dalla materia, da un'emozione, da un concetto ?
"Le mie collezioni non nascono mai da una regola scritta. Possono partire da tutto e da niente: un'emozione improvvisa, un colore che mi colpisce, la materia di un tessuto che mi ispira, oppure una situazione che vivo. Lascio che sia l'attimo a guidarmi: a volte è la musica, altre una persona, altre ancora un viaggio. È un processo libero, che prende forma passo dopo passo, fino a diventare un linguaggio fatto di linee, colori e volumi."
Lei come concilia tradizione artigianale e sensibilità ambientale ?
"Per me il riuso e la trasformazione sono sia scelte creative sia scelte responsabili. Lavorare con materiali già esistenti significa valorizzare la tradizione artigianale e allo stesso tempo ridurre sprechi, dando nuova vita a ciò che c'è. Ogni pezzo trasformato mantiene la sua qualità originale, ma si arricchisce di nuove forme e significati, unendo estetica e sostenibilità in modo concreto."
C'è un tessuto o una tecnica che considera la sua "firma" ?

"Mi piacciono i tessuti preziosi e spesso li lascio 'vivi', senza orlo, perché voglio che mantengano il loro carattere originale e il naturale movimento, così l'abito diventa più autentico e personale."
Che ruolo hanno la tecnologia e i nuovi materiali nella moda del futuro secondo lei ?
"La tecnologia e i nuovi materiali hanno un ruolo importante nel futuro della moda. Possono aprire nuove possibilità creative, rendere i tessuti più funzionali e sostenibili, e aiutare a ridurre gli sprechi. Allo stesso tempo, se usati senza consapevolezza, rischiano di snaturare il valore dell'artigianato e della manualità, che restano fondamentali. Credo che la chiave sia saper integrare innovazione e tradizione, usando la tecnologia come strumento e non come fine."
Qual è l'emozione che vorrebbe suscitare in chi indossa un suo abito ?
"Il mio obiettivo è realizzare capi che trasmettano positività e sicurezza, facendo sentire chi li indossa davvero sé stesso, in ogni occasione."
Ricorda un momento in cui un cliente o uno spettatore le ha fatto capire di aver davvero "toccato l'anima" con una creazione?
"Mi capita spesso, soprattutto dopo le sfilate, che qualcuno mi dica: 'questo abito mi ha trasmesso questo', 'l'altro quell'altro'. È un momento molto speciale, perché ciò che le persone percepiscono corrisponde a ciò che volevo comunicare. È la conferma che il lavoro creativo ha raggiunto il suo scopo, e che un abito può davvero stabilire un legame con chi lo indossa o lo osserva."
Che cosa spera che il pubblico porti a casa dopo aver visto "L'abito e l'anima" ?
"Spero che il docufilm arrivi a quel pubblico che ancora non mi conosce, per far capire il mio modo di lavorare e la mia visione della moda. Allo stesso tempo, voglio che confermi e rafforzi il legame con chi già mi segue, mostrando cosa c'è dietro le mie creazioni: il percorso, l'emozione e la passione che metto in ogni abito. Vorrei che chi guarda il docufilm possa capire che ogni pezzo è molto più di un capo: è un modo di raccontare storie e trasmettere sensazioni."
Se potesse riassumere la sua filosofia in una frase per chi guarda il film, quale sarebbe ?
"La mia filosofia è creare abiti che parlano senza parole, capaci di riflettere chi li indossa. Trasformare tessuti e forme in un linguaggio autentico, che unisce arte e vita quotidiana."
Walter Correnti


